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Fiumare

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LE FIUMARE
Il Saraceno.

Il territorio di Albidona è lambito da tre fiumare: a ovest scorre il Saraceno, che lo delimita dai comuni di Alessandria del Carretto e Plataci. Sorge sotto il monte Sparviere e sbocca, fra Trebisacce e Villapiana, con una grande foce, nel mare jonio.

Il Saraceno ha una lunghezza di 24 chilometri, come riporta esattamente Giovanni Laviola nella sua monografia su Trebisacce, e non 19 come scrive un altro autore.

In dialetto locale, lo chiamiamo “a jumàra’u Saracìne”. Questo toponimo potrebbe ricordare le varie incursioni dei pirati saraceni, ma l’abate Don Vincenzo Padula scrive (in Protogea) che la parola saraceno derivi da sarahac, redundavit “ed’è davvero ridondante”. Fino agli 50-60 si vedeva spesso in piena. Basta pensare che, che da Alessandria ad Albidona, faceva azionare ben cinque mulini ad acqua e le sue acque irrigavano anche gli aranceti di Trebisacce. I mulini di Albidona erano quelli di Chidichimo e di Scillone.
Il Saraceno, se lo guardi dall’alto, ti somiglia a un lungo e sinuoso serpente bianco che si ingrossa e
si restringe, dai boschi dello Sparviere fino all’azzurro jonio.

L’Avèna.

Sarà questa la fiumara di Albidona dove il Padula scrive che si prendevano “le seppie, con fiocina” (Calab.1977).
La fiumara Avèna, che alcuni dicono anche torrente, si trova a est del territorio. Nasce sotto la “Timpa” di Valle Addònia e la contrada Alvani (gli’ Aguene) e sbocca pure nel mare jonio, tra Amendolara e la Torre di Albidona. Ha una lunghezza di circa 15 chilometri.
La chiamano Avèna perchè vena significa sorgente d’acqua, e questa sarebbe da collocare in alto, verso i canali della Mezzana e degli Alvani. Ma vena significa anche biada: a metà percorso di questa fiumara, si estende una zona pianeggiante e fertile non solo di grano e orzo e anche di biada: viene chiamato ancora “u Chiàne’a Vena”.
La Pagliàra. E’ lungo circa 12 chilometri e forse il suo nome deriva da pagliaro o pagliaia ? E’ un grosso torrente ma lo chiamano anche Fiumarella (a jumarella). Nasce sotto il cimitero di Albidona e sbocca nel mare di Trebisacce, precisamente in zona Pagliàra.

Questa piccola fiumara divide la zona della Manca di Mostarico dalle contrade Runci, Martino, Valle bruca e Pinciuto. Sotto il Monte Mostarico e di fronte a Pinciuto c’è la ricchissima sorgente della “Timpa bianca” che
utilizzano in molti, per irrigare gli orti della zona Pagliàra.


Fonte: Giuseppe Rizzo


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