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Giovanni Aurelio

Arte e Cultura > Poesie su Albidona

Giovanni Aurelio
Biografia

Giovanni Aurelio, nasce ad Albidona (Cs) Il 28/11/1953.
Vive a Monza con la famiglia.
Ama da sempre tutto cio’ che e’ arte, musicista, pittore, poeta ha coltivato quest’ ultima passione chedefinisce “la fabbrica delle parole…..che ti sfiora dentro..emozionandoti il cuore….
”Ha scritto piu’ di 1000 poesie, alcune delle quali sono state presentate ed apprezzatein diversi ambiti artistico-culturali, come “il cenacolo dei poeti” a Monza, nel 2001.






ALBIDONA

Tenue il desìo d'uno sparuto paese..
perpetuo svegliarsi ogni giorno del mese
aspira assai spento a coricarsi le sere
monotoni sogni niente chimere..
risaputo ogni cosa non v’è soffio di nuovo
un evento luttuoso ogni cuor si commuove,
contenuti schiamazzi tra lavoro e bambini
già riservati vergognosi sin da piccini,
laboriosi instancabili giammai dimessi,
ritrovo comune durante le messe..
le notizie poi volano come schegge impazzite
per poi tutti insieme il leccarsi ferite..
tanti figli partiti per altri destini
il paese si risveglia con solo nonni e bambini..
col suo sangue son scritte tutte le guerre
ancora ne piange persino la terra..
orsù dunque risorgi con pieno vigore
fai tesoro del tuo antico nome..
e risplendi
o mia vecchia! (monte d'oro)
(di GIOVANNI AURELIO) 14/10/2012


Giovanni con le cugine. Anni '50.

ALTRE POESIE DI GIOVANNI AURELIO

CHI NE APPREZZA IL VALORE

C’e chi pensa chi tace e chi spera
e chi piange senza darlo a vedere,
chi promette senza fare rumore,
chi nascosto sta contando le ore,
chi si sveglia per darsi da fare,
chi ha tradito nella forma più ignara..
chi ha saputo farne tesoro
di fatiche e di timidi amori,
chi correndo continua a sperare,
chi sconfitto e’ cresciuto più avaro,
chi ha donato e l’ha saputo apprezzare,
chi si e’ proiettato deciso al futuro
dirompente ma senza paure,
l’incosciente che ha voluto sbagliare..
chi generoso continua ad amare,
chi la terra continua a solcare
e ne ricava le grazie più rare,
chi si sostiene senza farlo pesare,
chi ringrazia la vita contento
e ne apprezza il suo vero valore..
ma senza doverlo rubare.

RESPIRIAMOCI

Riaccendi negli occhi quei chiari di luna
dove man nella mano
non si parlava a nessuno.
Nella mente ritornano i vecchi ricordi,
dove anfratti più strani eran muti eran sordi.
Si volava su in alto sopra i nostri respiri,
emanavamo calore guardandoci in giro.
La saliva era fatta dello stesso sapore,
lo sguardo scambiato per tenere ore.
Adesso in silenzio ridammi la mano..
respiriamoci ancora per andar più lontano

IL GENERE UMANO
Tutto ormai ruota nel segno del pezzo di pane..
una grande sconfitta per il genere umano.
Sono morti ideali
delusi quei giovani dal recluso futuro,
si respira quell’aria d’intensa paura..
l’era moderna ha voluto strafare,
ha sciolto i ghiacciai, ha procurato dei guai
si e’ arrivati su marte si son fatte scoperte..
ma si finanziano guerre ferite scoperte,
il mondo si lecca le profonde ferite..
riducendo ormai l’uomo a rubare quel pane..
una vera vergogna per il genere umano!

12 03 13
Il Viandante

Il viandante scorge il suo io
tra vecchie rovine,
sosta commosso e ne piange
ma senza lamento,
scuote la testa un momento
poi riprende il cammino,
diretto verso l'ignoto
dove vuole il destino,
mendicante d'amore incompreso
continua a sperare,
d'incontrare un giorno
non molto lontano la lieta novella,
dell'abbraccio senza riserve
pieno d'amore sincero d'ogni fratello,
per rendere lieto il cammino
tra le gioie più belle.

07-07-2015.

VECCHIO PAESE MIO.

Radici ormai recise dal dissenso,
in un'alone di ricordi più sbiaditi,
di una fredda realtà che si trasforma,
come una pagina di storia già finita.
Triste saran le albe e ancor di più i tramonti,
scoprire la freddezza che li circonda,
sino a far piangere ancora quel cuore puro.
Dove sarà il ristoro delle ombre degli arbusti,
dove sarà quel pane più spartito,
dove saranno le voci di chi c'era,
a proteggere le radici d'un esistenza intera.
L'angoscia che s'insinua nei pensieri,
accresce il desiderio più fecondo,
ne mai vi saranno passi nel ritroso,
ad appagare le brama del desio.
Un velo di tristezza prende forma
chiedendo aiuto improprio anche a quel Dio.
Stravolta sarà quell'anima ferita,
come ferita scopre di più la vita mia.
Risuonerà sinistro quel dissenso
che ha invaso ogni vicolo dei ricordi,
in un'incerto forse già rassegnato
vecchio e ancor più arroccato paese mio.

GIOVANNI AURELIO.

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