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La Torre di Albidona

Storia e Tradizioni

La Torre di Albidona

Prima di arrivare in Amendolara, la vedi svettare tra le macchie e il magnifico terrazzo di Piano degli schiavi, sopra la statale 106 jonica, al km 389 da Reggio Calabria, e a pochi passi da quel brevissimo tratto di mare che appartiene al Comune di Albidona. E’ alta undici metri, il diametro di base è di m.10, al centro m.4, la cima m.9. Dal punto di vistaarchitettonico è di tipologia angioina, cilindrica, a pianta circolare, con la scala di accesso rivolta verso il monte e attaccata al suo tronco: attualmente, i suoi interni sono adibiti ad abitazione privata, vedi il poderoso cancello d’ingresso.

Il primo livello della costruzione è usato per cucina, il secondo a soggiorno; i due piani sono accessibili tramite una scala achiocciola.
Questo bene culturale dell’Alto Jonio è stato restaurato, tra il 1964 e ’66, ma completato negli anni Ottanta, per opera dellafamiglia Chidichimo, che nel primo ventennio de secolo 20° l’acquistò, con terre e case rurali, da altri Chidichimo di Cassano.
Il prof. Faglia, che ci da utilissime informazioni sulla nostra torre costiera, non dedica una parola a questo bene pubblico diventato
privato e ammette che è “privata, è adibita ad abitazione estiva e permette la sua “visitabilità nel periodo di permanenza della famiglia, dietro richiesta”.

E’ chiamata Torre dei monaci, perché potrebbe essere stata costruita dai monaci o perché lì vicino, in quell’altura che viene chiamata ancora oggi, “Timpone della Madonna”, sorgeva qualche eremo.

Nel Dizionario di Gistiniani leggiamo: “Questa di Albidona è una delle tante torri di avvistamento che davano l’allarme nell’avvicinarsi dei pirati, accendendo grandi falò” (da Gustavo Valente). Emilio Barillaro la definisce “torre di guardia, di vedetta, di origine cinque-secentesca e faciente parte di un dispositivo di guardia e difesa contro le incursioni turchesche” .

Certamente, i pirati barbareschi non assalirono soltanto Trebisacce, Montegiordano e Rocca Imperiale, ma pure Albidona e avranno fatto prigionieri, trascinandoli per la via della torre, fino al mare, anche gli abitanti di questo paese, altrimenti quel “Piano degli schiavi” – u Chiane’i Sc-càve- cosa starebbe a significare ?

Nel 1601 la torre di Albidona era presidiata da una piccola guarnigione militare il cui capitano si chiamava Moyse Paladino; nel 1668-69 c’era il capitano Francesco d’Aurelio: forse erano entrambi di Albidona. Un secolo dopo, dal 1763 al 1774 il Tribunale della Regia Camera di Napoli venne chiamato a risolvere una lunga questione sulla richiesta di aiuto, avanzata dal Comune di Albidona ai limitrofi paesi italo-albanesi Plataci e Castroregio che usufruivano dello stesso posto di vedetta per difendersi dai pirati.

Albidona non poteva sostenere tutto il peso per il mantenimento delle sentinelle e dei cavallari e per l’acquisto delle munizioni. Plataci e Castroregio risposero che dipendevano rispettivamente da Cerchiara e da Oriolo, alle quali pagavano circa 50 ducati annui, e quindi non erano tenute a corrispondere. Ma in conclusione, la Regia Corte diede ragione ad 16 Albidona e quei due Comuni dovettero pagare non solo gli arretrati ma anche i conteggiati 37 ducati annui. (Faglia)

In seguito, quella di Albidona non fu più torre di vedetta ma “posto doganale” per la gente che varcava i confini, seguendo il tratto dell’attuale statale 106 jonica. Infatti, dal 1825-26 al 1853 risulta cavallaro “della torre doganale di questo Comune tal Pasquale Oriolo fu Matteo, che per circa 27 anni vi ha svolto quella funzione “con percorrere sì di notte che di giorno quella spiaggia
marittima, il quale, stante l’età avanzata, chiede di essere esonerato dal servizio”, si legge nel registro delle Delibere comunali (1851-60) di Albidona.

Il 4 settembre dl 1827 in questa “torre marittima, colpito da fulmine, muore Giuseppe Ferrarese, brigadiere doganale, di anni 35, domiciliato in detta torre. (Arch.com. Alb.) In seguito, nella seconda metà dll’800 la “Torre dei monaci” passa ai privati e tuttora è in possesso, con tutti i terreni annessi, di Rinaldo e Isabella Chidichimo, che nei locali della vecchia masseria hanno ricavato un buon ritrovo di agriturismo,frequentato da noti personaggi della cultura e attualmente è un posto di agriturismo, con annesso ristorante di prodotti tipici ed’è menzionata dalla stampa nazionale, come Annabella n.38 del 21.9.1976;
L’Espresso n.40 del 6 ottobre 1985 fa questo invito: Fatevi ospitare nella torre trecentesca di Albidona in Calabria (pag.88).
Oasis n.1 gen-feb 1998, gli dedica molte pagine, come anche la rivista della Regione Calabria.


Altri appunti. Da Studi sulla Calabria, di Leopoldo Pagano da Diamante- per cura del prof. Vincenzo Pagano. Vol. I°, Napoli, Michele D’Aurelio D’Auria, 1892. pag.146. Le torri. La Torre di Spulica in ter. Dell’Amendolara; la Torre del Piano delli Monaci in ter. D’Alvidona ; Torre del capo del saraceno in ter. Di Casalnuovo; Torre delli magazzeni in ter. Di Cerchiara.


Fonte: Archivio Giuseppe. Rizzo

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