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Il Culto di San Michele

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Le origini del culto micaelico

Per le origini del culto di questo santo è interessante leggere il libro di Gabriella Marucci (L'Arcangelo, Bulzoni Editore). Secondo l’autrice, il culto di san Michele proviene dall’ Oriente.
“Il volume, come avverte il titolo, è incentrato sulla figura dell'arcangelo ichele, santo anomalo dal fascino sottile e misterioso, e sul suo lungo viaggio da Oriente a Occidente, viaggio scandito da numerose soste, nel corso delle quali
l'Arcangelo ha raccolto e assimilato simboli, rituali, valenze appartenenti alle più diverse figure divine: Mitra, Hermes, Ercole. La storia dell'angelo viene percorsa dalle sue più lontane origini fino ai suoi primi fondamentali passi nel mondo cristiano occidentale: la Puglia, il Molise, l'Abruzzo”.
San Michele Arcangelo è legato alla storia dei Longobardi (535-770), che dopo l’opera di conversione per opera di Gregorio Magno (papa dal 590 al 604), lo scelgono come loro protettore (1).
Seguiamo brevemente, il lungo viaggio dei Longobardi, dal Nord Europa all’Italia, i quali, forse non hanno scelto la fede cristiana e san Michele per ragioni di cuore e di convinzione, ma solo per opportunità politica: non potevano mettersi in contrasto con la Chiesa, e poi il santo guerriero, che aveva sconfitto il demonio, somigliava pure al loro dio Wotan.
Non ci sono soltanto i santuari più famosi, come quelli del Monte Gargano, in Italia, e Mont Saint Michel, in Francia. San Michele Arcangelo è venerato in moltissimi altri centri, piccoli e grandi, diffusi soprattutto nella Calabria settentrionale e nella vicina Lucania. Un centinaio si trovano nella provincia di Cosenza. (2)
500 (sec. VI). Quindi, il culto micaelico inizia attorno alla metà del sec. VII e si afferma proprio nel periodo dei Longobardi (3).
Paolo Diacono, vissuto nell’ultimo periodo della dominazione longobarda (4), parla dell’apparizione dell’Arcangelo Michele sul monte Gargano, che avvenne attorno al sec. VI (500).
575-790. In questo periodo i Longobardi sono guidati dai re Alboino a Desiderio. E’ in questi anni che si verifica la loro conversione al cattolicesimo, fortemente voluta da papa Gregorio Magno, che ebbe la collaborazione dei re Autari e Agilulfo, nonché della regina Teodolinda. Questa clamorosa conversione avvenne tra il 589 e il 604. La Chiesa era interessata a questa alleanza perché temeva la forte ingerenza dei Bizantini.

Nel Ducato di Benevento c’è Arechi. La grotta del Monte Gargano dove è già venerato san Michele viene assaltata dai Bizantini (i Greci, dice Paolo Diacono), già in aspra guerra con i Longobardi, per la spartizione della nostra penisola.
Romoaldo accorre sul Gargano e scaccia i Bizantini. Paolo Diacono, che fu lo storico ufficiale dei Longobardi, ne parla nel capitolo IV della sua
Historia Longobardarum – 770-790):
Aput Beneventum vero mortuo Raduald duce, qui ducatum quinque rexerat annis, Grimuald, eius germa nus,
dux effectus est gubernavitque ducatum Samnitium annis quinque et viginti. Hic de captiva puella, sed tamen nobili, cuius nomen Ita fuit, Romualdum filium et duas filias genuit. Qui dum esset vir bellicosissimus et ubique insignis, venientibus eo tempore Grecis, ut oraculum sancti archangeli in monte Gargano situm depraedarent, Grimuald super eos cum exercitu veniens, ultima eos caede prostravit. (
Paolo Diacono, libro
IV, ca. 46).
Nel libro V, cap. 41, il Diacono descrive l’aspra lotta interna tra gli stessi Longobardi Cunipèrto e Alachi. E’ proprio qui che accenna a San Michele, quando parla di una insegna:
“Igitur Cunincpert .... cumque Alahis sui hortarentur, ut faceret quod Cunincpert illi mandavit, ipse respondit: "Hoc facere ego non possum, quia inter contos suos sancti archangeli Michaelis, ubi ego illi iuravi, imaginem conspicio".
E poiché i suoi lo esortavano ad accettare ciò che Cunicperto gli proponeva, Alachis rispose: « Non posso farlo, poiché fra le sue lance vedo l'immagine di San Michele arcangelo, su cui io gli ho prestato giuramento».
(
Paolo Diacono, libro IV, ca. 41).


Fonte: Giuseppe RIZZO


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