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Dott. Pasquale Mele

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Dott. Pasquale MELE


Nacque nel 1900, da Francescantonio e Rachele Rago. Sua madre, sorella dell’arciprete don
Francesco Rago, il quale faceva pure l’insegnante privato. Discendeva dalla benestante famiglia
degli “gnùri” Rago; mentre i Mele, soprannominati “Strònguele” facevano gli agiati massari, con
terreni e bestiame, nelle contrade Mostarico, Rungi e Rosaneto. Possedevano pure una bella vigna,
tra la “timpa” di San Rocco e il bosco della Potente. La casa Mele è nel punto più elevato del centro
storico, tra Piazza Risorgimento, la chiesa madre di San Michele e il vecchio palazzo Chidichimo.
Pasquale Mele si è laureato all’università di Napoli, verso il 1924 e fece il medico condotto di
Albidona, dal 1924 al 1970. Si sposò con l’ins. Giuseppina Piragine ed ebbe tre figli: Rachelina
(sposata a un medico di Roseto), Mariolina (trasferita a Bari) e Franco, medico neurologo in
Trebisacce.
Mele era anche un medico umanista: sul periodico La cenerentola (luglio-agosto er settemnte 1957)
di don Pietro De Tommaso ha scritto due articoli sulla storia e sulle tradizioni popolari di Albidona;
quei due articoli furono ripresi da una rivista di Alfredo Gigliotti a Corigliano.
Il medico Mele, che in paese chiamavano “don Pasquale”, scattava belle foto sul paesaggio, sulle
figure più caratteristiche del paese e anche sul mondo contadino da cui proveniva. Era amico di
Piero Caccialupi, romano, ma innamorato dei paesi dell’Alto Jonio, “immortalati” nel suo libro Fra
le braccia di Diana, pubblicato negli anni Trenta. Caccialupi fu definito “grande medico
ginecologo, grande cacciatore e grande fotografo”.
Collaborava con la rivista quindicinale Rinascenza medica diretta dal prof. Carlo Martelli, i cui estratti dalla copertina verde chario, usciti in opuscoli, erano molto apprezzati. A me ne diede numeri, pubblicati dal 1928 al ’42. Riguardano un incastro reciproco delle teste fetali (due gemelli nati con le teste unite), neplasmi della tiroide, empiema metapneumonico, un reumatismo sifilitico,
pleurite neplastica, sindrome di compressione mediastinica frenastenenia d’altro grado.
Quest’ultimo parla del famoso “Cioffòne”, una mostruosa figura popolare che lo stesso medico riuscì a fare ospitare in una lontana Casa di cura per i grandi disabili, che disturbavano anche la comunità: lo sfortunato “Cioffòne”, oltre alla bruttezza fisica, andava girando per le vie del paese, si stracciava i vestiti già logori, fino a denudarsi e rincorreva donne e ragazzi.
Il dott. Pasquale Mele morì nel dicembre del 1983. Il suo collega e successore nella condotta di Albidona, Pasquale Urbano ne fece l’elogio funebre, durante la sosta al funerale, nella piazzetta San Pietro.



Fonte: G. RIZZO

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