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Don Carmelo

Arte e Cultura > Personaggi Antichi

Era il periodo piu difficile della seconda guerra, mondiale, la signora Domenica Solano "Digliuscia", stretta da quel durissimo disagio economico, rimase in Albidona affinché il suo bambino terminasse le scuole elementari, ma la sua vocazione sacerdotale nacque col giovane parroco Don Giulio Rizzo.
Il giovane Carmelo lasciò la sua Albidona non potendo frequentare il seminario diocesano di Cassano Ionio, dovette seguire la madre a Cosenza; lei faceva la collaboratrice domestica di una famiglia agiata e lui entrô nel seminario arcivescovile della citta bruzia.
Dopo gli studi medi e ginnasiali, intraprese il liceo e il quadriennio teologico nel seminario maggiore "S. Pio X" di Catanzaro. Negli anni Sessanta Carmelo Tucci volle tornare al suo paese natale e nella sua diocesi di Cassano. Fece l'assistente spirituale degli studenti del convitto " Sacro Cuore " di Castrovillari. dove era rettore il suo amico mons. Francesco Pennini. E' in questo periodo che inizia la sua dolorosa via crucis che lo segnò e lo amareggiò per tutta la vita: per una strana e inspiegabile vertenza con uno degli ultimi vescovi della, diocesi cassanese, don Carmelo Tucci fu ordinato Sacerdote da mons. Luigi Altomare, nativo di Rogliano e vescovo di Lagonegro-Lauria, i1 27 giugno 1971.
Nel '72 gli fu subito affidata una delle parrocchie di Camerata Superiore, nel golfo di Policastro, dove lo segui la madre, morta qualche decennio fa.
Il 2002 vi ha compiuto il suo trentennale mistero sacerdotale.
Don Carmelo faceva da animatore spirituale e culturale, era allegro, gioviale e comprensivo con la gente, soprattutto con i diseredati. Era anche un apprezzato musicista, diplomato al conservatorio di Napoli; suonava l'organo e la fisarmonica. Insieme ai giovani saliva sui palchi delle feste religiose e popolari per eseguire i suoi magnifici pezzi. Componeva della poesie, le musicava e le cantava in pubblico. Parecchie di queste canzoni erano dedicate alla sua cara Albidona.
Don Carmelo; avrebbe compiuto i suoi 66 anni il 31 marzo del 2003. Aveva appena celebrato la messa di Natale.
La morte lo ha sorpreso nella canonica, nel cuore della notte. Gli era vicino il suo fraterno amico Marco. E' stata una improvvisa emorragia nasale e poi, un attacco di embolia polmonare a non farlo arrivare nemmeno in ospedale. Diceva che la sua vita era come quella dell'ebreo errante, perchè, fin dalla sua infanzia dovette seguire la madre, Domenica Solano che, perso il marito in giovanissima età, giro per tutta la Calabria a trovare un lavoro domestico per tirare a campare e per garantire lo studio al suo unico figliolo.
Era benvoluto e stimato da tutti, se n'e potuto rendere conto dal suo affollatissimo funerale. Il vescovo Reggiano-Policastro Angelo Spinelli, concelebrando con una ventina di confratelli sacerdoti, ne ha tessuto affettuosi ricordi. La sua gente lo ha compianto come padre e fratello. Sul manifesto affisso per le vie di Camerata e di Albidona si legge: " un angelo volato in cielo, si e prodigato per Dio e per il prossimo, lo piangono tutti, perchè nel suo ministero pastorale ha seminato amore e cultura sono giunti a Camerata anche alcuni suoi parenti di Albidona,
C'erano " tanti suoi amici fraterni di Albidona., con i quail amava dialogare. Viveva a Camerata, riposera per sempre in questa cittadina campana ma voleva essere informato di tutto, seguiva i giornali locali che parlavano della storia, delle tradizioni e della cronaca del suo paese. Chiedeva i, quotidiani e le rivista della sua terra di Calabria; mandava dei messaggi scritti, invitando alla pace nel paese, non parlava mai delle sue sofferenze soprat- tutto di quella fisica, che for- se lo consumava giorno per giorno; la sopportava nel più sereno silenzio. Certamente, don Carmelo aveva sempre parlato con sua sorella Morte, alla quale confidava anche il suo umano sconforto; l'ultima della sue canzoni giunte a un compagno di seminario si intitola " Addio " : " Addio, con gioia, ma con tristezza e nostalgia! A un punto della vita ti vedi tradito e ti senti pure deluso".

Giuseppe Rizzo

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